giovedì 12 luglio 2012

COME MARIO MONTI TRADUCE "SPENDING REVIEW"


REVISIONE NON VUOL DIRE RIDUZIONE

Il 5 luglio 2012, il "presidente" Mario Monti, ha detto, come di sfuggita, ciò che su questo spazio era già stato detto poco tempo fa a proposito della formuletta "spending review". Gli è stato fatto "autorevolente notare" (da Napolitano?) - dice Monti - che questo "è uno di quei concetti che possono quasi tutti, se non proprio tutti, agevolmente essere espressi nella lingua italiana e che quindi, non sempre, per capirli meglio è necessario tradurli in inglese".


Fa piacere, ma c'è qualcosa che non quadra, e non possiamo certo esimerci dal lamentarci e dal pretendere di più: Monti dice "non sempre"; come a dire che in questo caso, in effetti, strano a dirsi, è un'eccezione sicuramente, ma bisogna ammettere a malincuore che "spending review" funziona anche in quella lingua così poco creativa e così poco fornita di possibilità denotative che è l'italiano.

PROBLEMA DI DEMOCRAZIA Ma fermiamoci al sarcasmo, su questo punto; poiché il punto fondamentale che ci interessa di più è il fatto, più volte denunciato su questo spazio, che con questo uso di termini inglesi si crea un vero problema di democrazia, ovvero si lede il diritto di informazione (di comprensione dell'informazione) che è alla base della democrazia. Non sono dettagli, non dal punto di vista politico, il fatto che lo stato comunichi nella lingua dei cittadini con i cittadini. Poi, dal punto di vista linguistico, sorgono diverse perplessità sull'uso spropositato dell'inglese in questo paese (in questa lingua), ed è interessante interrogarsi sui motivi di un uso tanto diffuso.

Ma in questo articolo ci interessa, come in molti altri qui pubblicati, il legame tra politica-società e lingua-cultura: Monti si guarda bene dal proporre chiaramente un equivalente italiano, ma ne propone due: "revisione o riduzione delle spese pubbliche". Perché? Noi che siamo maligni pensiamo che sia perché, se lo avesse fatto chiaramente, in modo univoco, a partire dal giorno dopo tutti i cittadini avrebbero potuto usare il corrispondente italiano, ovvero, fatemelo dire: REVISIONE DELLA SPESA (o delle spese). 

Il cosiddetto Rigor Montis propone però anche la traduzione alternativa: "riduzione" delle spese. Ma attenzione! "Revisione" non vuol dire "riduzione"; vuol dire piuttosto "rendere più efficiente"; si "rivedono", appunto, scelte seguite fino a qui. Ecco che appena prova a spiegarcelo in italiano vediamo subito l'inghippo. "Revisione" vuol dire meno sprechi, non meno risorse, come suggerisce la "riduzione" di spese pubbliche proposta dal nostro bocconiano. Mi pare evidente, tanto che non mi dilungo sulla questione; e mi pare tanto più evidente che continueranno a usare l'inglese, i giornali i politici, il governo, tutta la classe dominante della nostra società. Chi potrà accorgersene e quindi lamentarsi se il governo, usando la parola "review" farà invece una "riduzione"? Molti meno di quanti potrebbero capire che "revisione" poco o niente ha a che vedere con "riduzione".

A me pare proprio che "revisione delle spese" non suoni poi così male, anzi, è direttamente coprensibile e pronunciabile e leggibile. Dicendolo in italiano, già potremmo cominciare con maggiore cognizione di causa a interessarci, partecipare, incazzarci. Quello che rappresenta "Spending Review" è un limite imposto alla nostra partecipazione.

Ant.Mar.


1 commento:

  1. apprezzo moltissimo l'articolo! Smaschera il meccanismo che sta dietro all'utilizzo spropositato dei termini inglesi: impedirci di confrontarci con la realtà di quanto viene proposto e poi fatto. Si gioca sull'ambiguità. Quindi - in sintesi - una truffa.
    In un Paese dove l'inglese a un buon livello è conosciuto solo da una striminzita minoranza...

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