venerdì 13 luglio 2012

REVISIONE NON VUOL DIRE RESOCONTO

COME LA TRECCANI TRADUCE "SPENDING REVIEW"

Sono costretto a tornare per la terza volta in una settimana sulla nostra amatissima formula magica: "spending review". Cosa c'è ancora? Sono capitato sul sito dell’enciclopedia Treccani, in cui si esprime un giudizio a mio avviso opinabilissimo, e, per di più, facilmente opinabile. Quindi lo faccio, esprimo il mio disaccordo con la Treccani, e di riflesso con (quasi) tutta la classe colta di questo paese.

Facile è infatti dimostrare come sia proprio la classe colta, o che si crede tale, a essere la più convinta importatrice di anglismi inutili; e per di più usano la loro falsa erudizione per convincere il povero italiano medio che è meglio così, è più esatto. Eh si, per la Treccani è più esatto dire Spending Review. E perché? semplice:

"La locuzione inglese, anche nella versione originaria più estesa (comprehensive spending reviews ‘revisioni generali di spesa (dei singoli ministeri)’, contiene un qualche cosa di più, semanticamente, dell’italiano resoconto della spesa pubblica. Resoconto, a differenza di review, non esprime compiutamente, per esempio, l’idea congiunta del passare in rassegna e del rivedere le spese e revisionarne i criteri."
(leggi tutto l'articolo di Silverio Novelli)

Ho letto bene? Pulisco gli occhiali e rileggo. Ma purtroppo, sì, ho letto bene.
Per eccesso di precisione controllo sul dizionario bilingue: "review: revisione". Questa è la traduzione di tutti i dizionari che ho consultato, cartacei e digitali, tutti; tranne, guarda caso, quello Treccani citato nell'articolo Treccani. Il nostro caro erudito enciclopedico non solo tenta di confonderci con le parole, ma forse si confonde anche da solo. Riassumiamo la frase, per rendere evidente come ci prendono in giro: 

Spending review", che vuol dire “revisione delle spese”, è meglio dell'italiano “resoconto delle spese” poiché non darebbe l’idea di “revisione delle spese”, ovvero di spending review.”

Ma è CHIARAMENTE una fallacia aristotelica! Viene da ridere, ed è una risata dolce, poiché ancora una volta ci hanno dimostrato involontariamente la loro malafede (cosciente o no), e amara, perché mi sembra di essere il solo a vedere queste cose e a vedere quanto siano gravi.

Gravi, perché non solo “revisione della spesa (pubblica)” non ha nulla a invidiare a “spending review”, ma perché è di gran lunga più comprensibile e magari più accettabile dal popolo, che ne è il maggiore interessato. Tanto più che lo stesso autore dell’articolo ammette che questo ennesimo termine non adattato “non aiuta a sollevare il repertorio del linguaggio economico-finanziario presente in certe pagine dei giornali da un assai basso indice di leggibilità".

Esatto: come non ci stancheremo mai di dire, è la comprensibilità dell’informazione, e non solo la sua diffusione (che anzi può essere dannosa, se l'informazione è falsa, o di difficile interpretazione) a fare la democrazia. Spending Review è l’ennesima minaccia alla nostra partecipazione, sia pure meramente intellettuale, alla cosa pubblica.

Libertà è partecipazione.

Ant.Mar.

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