venerdì 11 gennaio 2013

COLONIALISMO E INDIPENDENTISMO LINGUISTICI IN EUROPA



Consigli Federale a Berna

BERNA – il 9 gennaio è stata consegnata al presidente del Consiglio federale della Svizzera una petizione che chiede una maggiore considerazione a livello confederale della lingua italiana. Avevamo trattato la questione in questo articolo dell’undici novembre scorso in occasione delle giornate d’incontro “L’italiano in Svizzera: lusso o necessità?”, svoltesi il 16-17 novembre 2012 all’Università di Basilea.

Le firme raccolte durante questi incontri sono quasi 2.000, per chiedere al Consiglio federale di garantire che le lingue nazionali abbiano una chiara prevalenza rispetto alle altre, come per esempio l'inglese. Di particolare interesse è l’immediata reintegrazione di un delegato addetto al plurilinguismo, il quale deve possedere appropriate competenze ed essere sostenuto con adeguate risorse finanziarie.

La vicenda ci dà l’opportunità di fare una piccola serie di riflessioni. Innanzi tutto per ribadire lo stretto legame tra lingua e identità, e quindi politica. Ne sia prova la recente polemica per quanto riguarda la denominazione di ‘linguaex-jugoslava’ per il gruppo di lingue serbo-croato. Eterno il conflitto tra fiamminghi e francofoni in Belgio, e gli ultimi conflitti risalgono a pochi mesi fa; una delle pretese principali degli indipendentisti di Barcellona è la questione linguistica; che proprio nelle ultime settimane vive una sorta di rivoluzione indipendentista ecc.

Si potrebbe avere l’impressione che per reazione all’ondata unificatrice, anzi, unificante, dell’UE; in molti paesi – tutti? – stia nascendo un sentimento nazionalista, per il momento ancora sopito; dove più dove meno evidente. Ma ciò che più interessa, è che non è tanto un nazionalismo ‘ottocentesco’, ‘napoleonico’; si tratta di un micro nazionalismo (si, penso alla Lega): cominciano a spuntare province, magari unite in una nazione da secoli, che rivendicano la propria identità particolare. E per fare questo il primo passo è rivendicare la propria lingua come una lingua nazionale. Proprio in questo è una reazione all’Europa: forse al troppo grande ci si oppone col troppo piccolo. È una tendenza che sembra all’inizio: le questioni linguistiche sono però un buon termometro e un chiaro sintomo che qualcosa si sta muovendo.

Per tornare alla vicenda degli italofoni in svizzera, e in risposta a questa prima riflessione, possiamo dire senza timore di esagerare che l’invasione dell’inglese sta, però, davvero diventando pressante. C’è chi comincia ad usare addirittura l’espressione ‘colonialismo linguistico’; e non sono i soliti squattrinati comunistoidi. È una delle questioni principali che animano questo giornaletto: nella lingua italiana, negli ultimi 10 anni, sono entrati nell’uso quotidiano termini inglesi non adattati a bizzeffe. E comincia a diventare un problema serio, che tocca diversi aspetti della società; tra cui, ma non solo, la politica.

Infine mi pare giusto chiedermi, di nuovo: “se gli svizzeri tutelano la lingua italiana; gli italiani?”. Gli italiani un bel niente: o meglio, sono animati da tanta buona volontà, ma senza nessuna risorsa per un’adeguata promozione della lingua italiana: insomma, essendo in vena di autocitazioni, una situazione di ‘tanto fumo e niente Ariosto’.

Ricapitolando: da un lato un indipendentismo locale talvolta sterile; dall’altro una pressione culturale e linguistica da far pensare a un neo-colonialismo; nel mezzo, per quel che riguarda l’Italia, uno scarso interesse perla valorizzazione della propria cultura, che è la propria identità. Finché non ripiegheremo, chissà, su un’identità piccola, provinciale, dialettale... leghista.

Ant.Mar.

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