sabato 29 giugno 2013

BUROCRATESE: ABROGATA LA NORMA SULLA CHIAREZZA DEL LINGUAGGIO



LA NORMA ABROGATA: Mentre da una parte i linguisti italiani si danno da fare per sconfiggere la piaga sociale che è il burocratese (“il linguaggio inutilmente complicato ed ermetico in uso nella pubblica amministrazione”, secondo la definizionedella Treccani), tra cui la recente iniziativa di Zanichelli di cui abbiamo parlato QUI, lo Stato fa di tutto invece per ingrossare quel muro di indifferenza che c’è tra le istituzioni e i cittadini. 

Dopo dodici anni è stata cancellata la cosiddetta norma Bassanini (promulgata dal ministro Frattini nel 2001), che obbligava i dipendenti pubblici “ad adottare un linguaggio chiaro e comprensibile” coi cittadini italiani. Non che la norma sia mai stata osservata, in realtà, e il burocratese non ha mai smesso di perseguitare i poveri italiani – ulteriore ostacolo alla già lenta e malconcia burocrazia peninsulare.

Ma disattendere una norma è molto diverso dal cancellarla: non avere più l’obbligo di esser chiari – conoscendo i dipendenti pubblici italiani – potrebbe essere percepito, di fatto, come un invito all'oscurità. Non solo nei testi legislativi che costringono il cittadino, e le stesse istituzioni, a barcamenarsi nella confusione e ad affidarsi ai tecnici del cavillo (la figura del notaio, altrimenti, sarebbe inutile, come è inutile – inesistente – in molti paesi civilizzati), ma anche nelle sentenze dei tribunali che, pure, in base all'articolo 546 del Codice di procedura penale, già dovrebbero essere sempre “concise”. 

venerdì 28 giugno 2013

NASCE IL PORTALE DELLA LINGUA ITALIANA PER STRANIERI.


Mappa degli stranieri per provincia

ITALIANO PER STRANIERI: Molte sono le iniziative regionali e locali per l’insegnamento della lingua italiana agli stranieri residenti; e quasi tutte, se non proprio tutte, si sono sempre svolte nella più pacifica convivenza, e hanno visto una partecipazione attiva di stranieri (soprattutto donne) sempre crescente. Tanto per citare due recenti successi in questo campo: Firenze, dove duemila stranieri “toscani” hanno concluso recentemente il corso di lingua italiana, e Urbino, dove sono aperte le iscrizioni ai corsi estivi per stranieri, che si concluderanno il 23 agosto. 

Ma molte, moltissime altre iniziative sono presenti, a livello locale, in tutta italia, da Nord a Sud. È ovvia la necessità, sia per gli italiani nativi, che per quelli adottivi, che gli stranieri siano in grado di parlare e di capire la lingua del paese. Non si tratta di semplice integrazione, ma di vera e propria democrazia, partecipazione alla vita pubblica. Per questo le dirigenze locali hanno cominciato ormai da tempo queste iniziative: perché il problema della scarsa integrazione si sente dapprima a livello locale, e solo dopo, a livello nazionale. Specie in un paese frammentario come l’Italia. Infatti, A parte il caso, praticamente isolato, dell’Università per stranieri di Perugia, mancava in Italia uno strumento efficace di insegnamento dell’italiano per stranieri di iniziativa nazionale. Fino ad oggi.

IL GRANDE PORTALE DELLA LINGUA ITALIANA: Il governo ha annunciato l’apertura di un portale pensato specificatamente per facilitare la comprensione e l’apprendimento della lingua di Dante agli stranieri sul territorio italiano, ma che, diciamo la verità, può tornare utile anche agli italiani madrelingua: è italiano.rai.it.

lunedì 24 giugno 2013

DALL'INSULTO AL FEMMINICIDIO? IL PASSO È BREVE...

Cecilia Robustelli
Leggo questa breve lettera scritta da Cecilia Robustelli al sito News.it, a proposito della discriminazione sessista nell’insultare le donne. Riporto il vergognoso finale a cui giunge Robustelli, con un salto logico degno di una vera e propria propaganda.

"La discriminazione linguistica, tanto più quando avviene con linguaggio oltraggioso, ingiurioso e offensivo, con pesanti connotati sessisti, implica la svalutazione della donna e si configura come una vera e propria violenza: da qui al femminicidio il passo, purtroppo, è breve." (vai all'articolo)

Si, avete capito bene, se chiamate una donna "zoccola" siete a un passo dall'ucciderla. Un passo breve. A me sembra che affermando cagate di questa entità l'unico passo breve sia verso il fascismo. Ma non posso dirlo, se no sono uno che considera le donne oggetti, le odia e che vuole ucciderle tutte. Anche dire "frocio" allora è poco meno che uccidere una persona. e "negro". Quindi, solo gli uomini, bianchi, eterosessuali possono essere insultati senza il rischio di ucciderli, perché gli unici assassini violenti sono loro. IO sarei un assassino violento.

Rivendico il diritto di rispondere "zoccola" a chi mi chiama "palle mosce", e in generale rivendico il diritto alla volgarità, alla rabbia, all'odio e persino a una sana forma di violenza. Questo è l'essere umano, che vi piaccia o no. 

Basta con tutti questi benpensanti che vogliono renderci dei robot made in USA. (l'America - la cultura anglosassone - c'entra, c'entra eccome).

Ant.Mar.

domenica 23 giugno 2013

ARRIVA L'ANTIBUROCRATESE!

Un dizionario del parlar chiaro, rubrica in rete diretta da Massimo Arcangeli, dell’Osservatorio della lingua Italiana Zanichelli

Vive nelle questure, nei ministeri con e senza portafoglio, nelle segreterie delle scuole e in ogni ufficio pubblico. Si annida tra le righe di verbali, circolari e atti amministrativi di varia natura. È il “burocratese”, un linguaggio non riconosciuto ufficialmente ma conosciutissimo – e temutissimo – da chiunque abbia avuto a che fare con un documento redatto da funzionari pubblici.

Il vocabolario della lingua italiana Zingarelli contiene più di 144mila voci e si aggiorna ogni anno. Nonostante questo il burocratese insiste con l’uso di parole antiquate, a volte inadeguate, che rendono un testo illeggibile. Ma un atto pubblico non dovrebbe essere, per la sua funzione, chiaro e comprensibile a tutti? Perché si scrive “elasso tale termine” invece di un più immediato “trascorso…”? Perché “introitare” invece di “incassare”? Non è più semplice “rifiutare” che un pesante “opporre un diniego”?

Contro i latinismi, i bizantinismi ridondanti e inutili della pubblica amministrazione, Dizionari Più – spazio di cultura linguistica delle Redazioni Lessicografiche Zanichelli (http://dizionari.zanichelli.it/) – propone l’ANTIBUROCRATESE, Dizionario del parlar chiaro: la nuova rubrica dell’Osservatorio di Lingua Italiana Zanichelli, diretto dal linguista Massimo Arcangeli. Analizza esempi di italiano burocratico proponendone una riscrittura chiara, comprensibile, elegante. Perché parlar chiaro è un dovere morale.


Da “attenzionare” a “viciniore” sono elencate, spiegate e commentate le voci del linguaggio burocratico che Calvino definì “l’antitaliano”. Per ogni parola c’è il significato e i sinonimi più adatti e comprensibili e, in più, esempi di testi e atti pubblici dove compaiono le parole in burocratese.
Un dizionario online, dunque, settimanalmente aggiornato anche grazie alle segnalazioni dei lettori: attraverso un form a disposizione, ognuno può indicare al linguista Arcangeli la parola del burocratese in cui è imbattuto. Istruzioni per l’uso indirizzate a tutti: ai cittadini, “vittime” del burocratese e di tutte le sue declinazioni (aziendalese, giuridichese, etc…); ai funzionari pubblici, che attraverso il dizionario potranno magari aggiornare il loro lessico pedante.

Non si vuole pretendere di bandire da un atto pubblico centinaia e centinaia di voci soltanto perché situate fuori del piccolo recinto dell’italiano basico ma, coma spiega Arcangeli nella premessa all’iniziativa, si vuole invece “provvedere all’eliminazione di arcaismi o snobismi come all’uopo o testé, de cuius o de facto, impossidenza o condizione ostativa. Qui si deve parlar chiaro. E le istituzioni, in particolare, hanno il dovere di rendere quanto più trasparente possibile il dettato dei documenti da esse prodotti e destinati a noi cittadini, così da rispettare il nostro diritto di comprenderli”.

giovedì 13 giugno 2013

SESSISMO LINGUISTICO: CONSIGLI PRATICI

Lettera inviata al Corriere della sera dal professor Sergio Lepri, docente di linguaggio dell’informazione e tecniche di scrittura, sul sessismo della lingua italiana.

Prof. Sergio Lepri
Ogni lingua è basata su un principio androcentrico e l’uomo è il parametro intorno a cui ruota e si organizza l’universo linguistico. Là dove è possibile si cerchi di evitare qualche espressione maschilista, anche se storicamente accreditata. Invece di «L’uomo è misura di tutte le cose» si dica «L’individuo…»; invece di «L’uomo della preistoria…» si dica «L’uomo e la donna della preistoria…»; invece di «La storia dell’uomo…» si dica «La storia dell’umanità…».

I casi che capitano più spesso riguardano le cariche e le professioni. I casi più semplici sono quelli dei nomi che hanno la stessa forma al maschile e al femminile; si tratta solo di cambiare l’articolo: «il presidente», «la presidente»; «il preside», «la preside»; «il parlamentare», «la parlamentare»; «il vigile», «la vigile». 

Il problema è facilmente risolubile anche con i nomi che hanno una regolare forma femminile: «senatore» e «senatrice», «amministratore» e «amministratrice», «direttore» e «direttrice», «redattore» e «redattrice»; analogamente per «consigliere» e «consigliera» e per «deputato» e «deputata». 

La soluzione è resa tuttavia difficile da alcune donne che preferiscono la qualifica al maschile: senatrici (Susanna Agnelli, quando lo era) che preferiscono essere chiamate «senatori», direttrici che preferiscono essere chiamate «direttore», presidenti (Irene Pivetti, quando lo era) che preferiscono essere chiamate «il presidente», come se la legittima parità rispetto all’uomo dovesse essere ratificata dalla parallela conquista del suo titolo al maschile. 

ITALIANO PRIMA LINGUA STRANIERA IN AUSTRALIA



Potrebbero aprirsi prospettive lavorative per insegnanti di lingua italiana, niente di meno che in Australia. 

Peter Garrett, Ministro per la Scuola e l’Istruzione australiano, annuncia infatti che dal 2014 le due prime lingue straniere insegnate nelle scuole in Australia saranno il cinese-mandarino, che è il segno delle sfide linguistiche del futuro; e la lingua italiana, patrimonio ereditario dall’immigrazione del passato.

Il ministro ritiene questa “la giusta combinazione di lingue da cui partire”. A fianco di queste sarà possibile scegliere altre lingue opzionali, come il giapponese, l’indonesiano, il tedesco, il francese, il vietnamita, l’arabo, lo spagnolo, il coreano e il greco. E infine, è previsto anche un programma dedicato alle lingue aborigene

Ancora una volta, quindi, una dimostrazione di come sia l'emigrazione, anzi le emigrazioni italiane che si sono succedute nei secoli scorsi, una delle spinte principali all'insegnamento e diffusione della lingua italiana all'estero.

Ant.Mar.

martedì 11 giugno 2013

Gli studenti italiani battono spagnoli e francesi nella conoscenza della lingua inglese.

ROMA - Gli studenti italiani battono quelli spagnoli e francesi in quanto a conoscenza della lingua inglese. Questo il dato che emerge da uno studio che ha analizzato le competenze dei giovani provenienti dai tre Paesi di origine latina portato avanti da Kaplan International Colleges, società leader di mercato nell’organizzazione di corsi d’inglese all’estero da oltre 40 anni.

Secondo i dati di Kaplan, circa il 60% degli studenti italiani inizia un corso di lingua inglese mostrando già un livello intermedio superiore, contro il 40% degli studenti spagnoli e il 20% dei cugini d’oltralpe.

I livelli di conoscenza dell’inglese sono 7: beginner (principiante) elementary (elementare), lower intermediate (pre-intermedio), intermediate (intermedio), higher intermediate (alto intermedio), advanced (avanzato) e proficent (esperto).

Le statistiche di Kaplan mostrano inoltre che negli ultimi 3 anni il numero degli studenti che ha frequentato un corso di inglese all’estero è cresciuto di ben il 30%. A causa della perdurante crisi economica, infatti, la padronanza della lingua è vista come un elemento essenziale per la propria crescita professionale o accademica.
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