domenica 23 giugno 2013

ARRIVA L'ANTIBUROCRATESE!

Un dizionario del parlar chiaro, rubrica in rete diretta da Massimo Arcangeli, dell’Osservatorio della lingua Italiana Zanichelli

Vive nelle questure, nei ministeri con e senza portafoglio, nelle segreterie delle scuole e in ogni ufficio pubblico. Si annida tra le righe di verbali, circolari e atti amministrativi di varia natura. È il “burocratese”, un linguaggio non riconosciuto ufficialmente ma conosciutissimo – e temutissimo – da chiunque abbia avuto a che fare con un documento redatto da funzionari pubblici.

Il vocabolario della lingua italiana Zingarelli contiene più di 144mila voci e si aggiorna ogni anno. Nonostante questo il burocratese insiste con l’uso di parole antiquate, a volte inadeguate, che rendono un testo illeggibile. Ma un atto pubblico non dovrebbe essere, per la sua funzione, chiaro e comprensibile a tutti? Perché si scrive “elasso tale termine” invece di un più immediato “trascorso…”? Perché “introitare” invece di “incassare”? Non è più semplice “rifiutare” che un pesante “opporre un diniego”?

Contro i latinismi, i bizantinismi ridondanti e inutili della pubblica amministrazione, Dizionari Più – spazio di cultura linguistica delle Redazioni Lessicografiche Zanichelli (http://dizionari.zanichelli.it/) – propone l’ANTIBUROCRATESE, Dizionario del parlar chiaro: la nuova rubrica dell’Osservatorio di Lingua Italiana Zanichelli, diretto dal linguista Massimo Arcangeli. Analizza esempi di italiano burocratico proponendone una riscrittura chiara, comprensibile, elegante. Perché parlar chiaro è un dovere morale.


Da “attenzionare” a “viciniore” sono elencate, spiegate e commentate le voci del linguaggio burocratico che Calvino definì “l’antitaliano”. Per ogni parola c’è il significato e i sinonimi più adatti e comprensibili e, in più, esempi di testi e atti pubblici dove compaiono le parole in burocratese.
Un dizionario online, dunque, settimanalmente aggiornato anche grazie alle segnalazioni dei lettori: attraverso un form a disposizione, ognuno può indicare al linguista Arcangeli la parola del burocratese in cui è imbattuto. Istruzioni per l’uso indirizzate a tutti: ai cittadini, “vittime” del burocratese e di tutte le sue declinazioni (aziendalese, giuridichese, etc…); ai funzionari pubblici, che attraverso il dizionario potranno magari aggiornare il loro lessico pedante.

Non si vuole pretendere di bandire da un atto pubblico centinaia e centinaia di voci soltanto perché situate fuori del piccolo recinto dell’italiano basico ma, coma spiega Arcangeli nella premessa all’iniziativa, si vuole invece “provvedere all’eliminazione di arcaismi o snobismi come all’uopo o testé, de cuius o de facto, impossidenza o condizione ostativa. Qui si deve parlar chiaro. E le istituzioni, in particolare, hanno il dovere di rendere quanto più trasparente possibile il dettato dei documenti da esse prodotti e destinati a noi cittadini, così da rispettare il nostro diritto di comprenderli”.

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